Quando si parla di capacità dei giovani molto spesso si fa riferimento al futuro e a quanto il loro apporto sia fondamentale.
Ma le nuove generazioni saranno in grado di affrontarlo?
Il 15 luglio 2014 l’ONU ha istituito la “Giornata Mondiale delle Capacità dei Giovani” per valorizzare il loro potenziale non sfruttato e intervenire garantendo loro istruzione, opportunità e competenze.
Il tasso di disoccupazione giovanile cresce sempre di più
La Giornata Mondiale delle Capacità dei Giovani nasce dall’analisi dei dati sull’istruzione e la disoccupazione giovanile, dati che con il passare del tempo sono solo peggiorati.
Anche nei paesi più ricchi infatti, sono tantissimi i casi di abbandono agli studi.
Le cause sono innumerevoli. Prima tra tutte, un sistema scolastico poco stimolante: le giovani menti si sentono penalizzate perché impossibilitate a spaziare, indagare e allenare le proprie capacità.
Secondo poi, l’ ingombrante necessità delle famiglie di avere uno stipendio in più, spinge molti ragazzi ad abbandonare la carriera scolastica per aiutare i propri cari.
Secondo l’ILO, International Labour Organization, sono circa 400 milioni i giovani nel mondo che non riescono a entrare nel mondo del lavoro e ottenere una posizione che garantisca loro una vera e propria stabilità economica.
Il futuro dei giovani prima e dopo la Pandemia
Con la Pandemia, la situazione è solo peggiorata.
Secondo una stima dell’Unesco infatti per più di 30 settimane, tra il marzo 2020 e il maggio 2021, metà delle nazioni del mondo ha visto le scuole parzialmente o totalmente chiuse.
Tuttavia, il dato più preoccupante è il seguente: tra i Paesi che hanno chiuso totalmente le scuole, uno su tre non sta implementando i programmi di recupero.
Quella riscontrata non è però una dinamica nuova, anzi.
In un suo rapporto, Save The Children aveva già evidenziato che ben 258 milioni di bambini e adolescenti non avevano accesso all’istruzione ancora prima del Covid.
Come valorizzare le capacità dei giovani?
Nel lontano 2006 il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’Unione Europea avevano proposto una raccomandazione relativa alle cosiddette “competenze chiave”.
Una combinazione di “conoscenze, abilità e atteggiamenti” che devono essere acquisiti in ambienti di educazione – formale e informale – affinché ogni individuo possa affrontare il mondo globalizzato e adattarsi ai cambiamenti di società ed economia.
Le competenze individuate erano disparate: da quella alfabetica funzionale, a quella multilinguistica, culturale, matematica, fino ad arrivare a quella digitale.
Tuttavia, i tagli al budget per l’istruzione hanno costretto milioni di bambini a lasciare la scuola per sempre, mentre tanti altri avranno gravi ritardi nell’apprendimento.