Irene Vetrò è un giovane ingegnere bio-robotico di 32 anni, con una splendida storia da raccontare e il coinvolgente desiderio di aiutare chi ha vissuto esperienze simili alle sue.
Laureata prima in Ingegneria biomedica e poi in Ingegneria Meccatronica, l’ingegner Vetrò entra a contatto con un mondo lavorativo prevalentemente maschile, nel quale inizia a riscontrare difficoltà relazionali che, durante il suo percorso universitario, non aveva mai dovuto affrontare.
“Chi è lei? Vorrei parlare con un vero ingegnere” le dicono i primi clienti con cui ha a che fare “Guardi, so che questa è la segreteria. Mi può passare il servizio tecnico?” continuano gli altri.
Dopo anni universitari privi di pregiudizi e differenze, l’ingegner Vetrò è costretta a sopportare le conseguenze del gender gap culturale che ancora destabilizza gran parte delle professioniste, soprattutto delle donne STEM.
Ostacoli, complicazioni, dubbi e incertezze iniziano ben presto a condizionare negativamente il giudizio che Irene ha di se stessa, facendo vacillare anche le consapevolezze più radicate.
Cosa vuol dire essere una donna ingegnere in un ambiente lavorativo ancora prevalentemente maschile?
Scopriamolo insieme nel secondo episodio di “L’ingegnere SONO IO“.